La conclusione di questi studiosi fu semplice: siccome non puoi non comunicare, allora sii consapevole, e impara a comunicare meglio.
Partiamo da questo per dire che tutto quello che facciamo comunica. E questo vale anche nel nostro lavoro. Noi spesso ci concentriamo solo sulla qualità del cibo e sul buon funzionamento del servizio e spesso trascuriamo l’arredamento, la mise en place, l’abbigliamento, le vetrine, l’insegna ecc. Invece tutto questo comunica, ed è il primo messaggio che inviamo al potenziale cliente, prima ancor d’incontrarlo. Ed è proprio questo, il messaggio che convince il potenziale cliente a darci una possibilità o meno.
E allora non ignoriamolo. Basta molto poco per cambiare il modo in cui ci presentiamo e diventare attrattivi. Impariamo a comunicare: vieni, entra. Dammi una possibilità di dimostrarti quanto sono bravo e simpatico. Non te ne pentirai.
Ma soprattutto ricordiamoci che non siamo mai buoni giudici di noi stessi. Dobbiamo imparare a esserne consapevoli. E allora basta “fai da te”. Rivolgiamoci sempre a qualcuno di competente e chiediamogli: “Ma io cosa comunico?”. Chiediamogli di valutarci guardandoci dall’esterno con occhio esperto. E di aiutarci a migliorare il modo in cui comunichiamo.
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Non si può non comunicare. Nel 1967 un gruppo di psicologi immigrati in America si occupò degli aspetti psicologici della comunicazione. Arrivarono a una constatazione sconcertante nella sua semplicità, e nella forza delle sue conseguenze. Qualsiasi nostro gesto o comportamento anche quelli trascurati, involontari o riflessi comunica qualcosa agli altri, anche se non stiamo espliciamente comunicando. Allora se non si può non comunicare, cosa comunico?