Il pomodoro giunse in Europa solo nel 1540 quando il conquistador Hernán Cortés, di ritorno in patria, ne portò alcuni esemplari ed iniziarono così a coltivarli. Il risultato fu molto scarso, poiché il pomodoro non era assolutamente invitante. Infatti, i frutti delle prime piante arrivate in Europa, coltivate per lo più in Francia, in un clima freddo, erano insapori e di pessimo aspetto. In Italia il pomodoro fece la sua comparsa nel 1596, come pianta ornamentale delle dimore del Nord, e un ventennio più tardi raggiunse il Meridione, dove il clima favorevole portò i frutti alla giusta maturazione per essere apprezzati.
Tra i poverissimi divenne la pianta per eccellenza, anche per la sua versatilità, iniziarono a consumarli nei modi più svariati: crudi, cotti, in salsa, sotto sale, fritti nell’olio, secchi e nelle zuppe. In seguito, i botanici dell’epoca, iniziarono a selezionarlo geneticamente creando, man mano, le varietà che ad oggi possiamo gustare (solo le varietà italiane oggi sono circa 300 specie). Pietro Andrea Mattioli (1501-1577) padre della botanica italiana, decise di chiamarlo “pomo d’oro”, per le sue proprietà nutrizionali ed afrodisiache, il suo sapore dolce ma acido. Un mix di sapori che lo resero unico.
In seguito all’unificazione della lingua Italiana venne tradotto letteralmente “pomodoro”. Gli Italiani del Sud incominciarono ad assaporare i nuovi pomodori quasi un secolo prima di tutti, ci volle la spedizione garibaldina dei Mille per diffonderlo nel Nord e nel resto dell’Europa…